All’inizio di marzo, quando la primavera iniziava a sussurrare tra i campi, siamo tornati in Sicilia per dare vita a uno dei riti più antichi della tradizione contadina: la potatura degli ulivi secolari di Olivetum.

Per sette giorni, sotto un cielo terso e tra distese di verde brillante, un potatore esperto e le maestranze locali hanno lavorato con pazienza e rispetto, ramo dopo ramo. Le cesoie taglienti danzavano tra i tronchi nodosi, liberando gli alberi dai rami superflui, mentre il profumo di legno fresco e terra umida avvolgeva l’aria.

L’inizio era all’alba, alle 7 del mattino, quando la rugiada bagnava ancora l’erba e i fiori selvatici—bianchi, gialli, viola—punteggiavano il terreno come un mosaico naturale. Dopo le tre del pomeriggio, mentre il sole cominciava a calare, noi continuavamo a bruciare i rami, trasformandoli in cenere che tornerà alla terra. Un lavoro meticoloso, per lasciare la campagna pulita, ordinata e pronta per l’aratura, che arriverà tra qualche mese.

Ogni gesto aveva un significato: non solo potatura, ma cura, rispetto e preparazione per la nuova stagione. Gli ulivi, ora più leggeri e aerati, torneranno a germogliare con vigore, pronti a regalarci un olio ancora più ricco e autentico.


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